Negli ultimi decenni, i social media sono diventati una parte integrante della vita quotidiana, trasformando il modo in cui comunichiamo, ci informiamo e trascorriamo il nostro tempo libero. Tuttavia, il loro impatto sulle capacità cognitive, in particolare sull’attenzione, è al centro di un acceso dibattito scientifico. Questo articolo esplorerà come i social media influenzano le capacità attentive, utilizzando riferimenti teorici e dati scientifici. Se sei interessato a questo argomento prendi visione anche dell’articolo su come i video games possono creare dipendenza.


1. La natura frammentata dell’attenzione digitale

Secondo il modello della cognitive load theory (Sweller, 1988), l’attenzione è una risorsa limitata. I social media, progettati per catturare continuamente l’interesse degli utenti, introducono un flusso costante di stimoli visivi e sonori. Le notifiche, gli aggiornamenti e i contenuti brevi (come i video di TikTok o i Reels di Instagram) frammentano l’attenzione, favorendo l’alternanza tra compiti (task-switching) invece della concentrazione prolungata.

Il task-switching, come evidenziato da Rubinstein, Meyer e Evans (2001), non solo riduce l’efficienza complessiva ma aumenta il tempo necessario per ritornare al compito originale. Questo effetto, nel lungo termine, può ridurre la capacità di mantenere la concentrazione su attività complesse, come la lettura o la scrittura.


2. La dopamina e il circolo della ricompensa

I social media attivano i circuiti di ricompensa del cervello, favorendo il rilascio di dopamina. Questa dinamica è particolarmente potente nei giovani, i cui cervelli sono più sensibili alle ricompense immediate. Lo studio di Montag et al. (2017) ha dimostrato che l’uso eccessivo dei social media è correlato a una maggiore impulsività e a una ridotta capacità di controllo cognitivo.

Il doomscrolling (l’abitudine di scorrere compulsivamente notizie negative) e la ricerca costante di “like” e interazioni sociali online alimentano il bisogno di gratificazione immediata, inibendo le funzioni attentive a lungo termine.


3. Le conseguenze sull’apprendimento

Diversi studi hanno mostrato come l’uso frequente dei social media possa interferire con l’apprendimento. Un esperimento condotto da Junco (2012) ha rivelato che gli studenti universitari che utilizzavano i social media durante lo studio avevano punteggi inferiori rispetto a quelli che si concentravano esclusivamente sui compiti accademici. Ciò suggerisce che l’attenzione frammentata non solo compromette l’efficienza, ma può anche influire negativamente sulla capacità di acquisire nuove conoscenze.


4. L’effetto dei social media sul tempo di attenzione (attention span)

Uno studio condotto da Microsoft (2015) ha suggerito che il tempo di attenzione medio degli adulti è diminuito da 12 secondi nel 2000 a soli 8 secondi nel 2015, un valore inferiore a quello di un pesce rosso. Sebbene questa affermazione sia stata criticata per la sua semplificazione, essa evidenzia una preoccupazione reale: l’overload informativo e il multitasking digitale stanno riducendo la capacità di concentrarsi su un unico stimolo per un periodo prolungato.


5. Strategie per mitigare l’impatto negativo

Nonostante i rischi, ci sono modi per utilizzare i social media in modo più consapevole e proteggere le capacità attentive:

  • Disattivare le notifiche: Ridurre le interruzioni può aiutare a mantenere la concentrazione.
  • Tecniche di mindfulness: Pratiche come la meditazione possono migliorare la consapevolezza e la capacità di resistere alle distrazioni.
  • Impostare limiti di tempo: Applicazioni come Digital Wellbeing o Screen Time aiutano a monitorare e controllare l’uso dei social media.
  • Approccio monotasking: Concentrarsi su un solo compito alla volta favorisce l’efficienza cognitiva.

Conclusioni

L’impatto dei social media sulle capacità attentive è complesso e multifattoriale. Se da un lato essi offrono enormi vantaggi in termini di connessione e accesso alle informazioni, dall’altro il loro utilizzo eccessivo e inconsapevole può compromettere le capacità di concentrazione e di apprendimento. È fondamentale promuovere un uso equilibrato e consapevole, supportato da strategie che proteggano il nostro benessere cognitivo.

dott. Giovanni Zanusso – psicologo psicoterapeuta a Montebelluna e Pieve del Grappa


Bibliografia

  • Junco, R. (2012). The relationship between frequency of Facebook use, participation in Facebook activities, and student engagement. Computers & Education, 58(1), 162-171.
  • Montag, C., Lachmann, B., Herrlich, M., & Zweig, K. (2017). Addictive features of social media/messenger platforms and Freemium games against the background of psychological and economic theories. International Journal of Environmental Research and Public Health, 14(3), 317.
  • Rubinstein, J. S., Meyer, D. E., & Evans, J. E. (2001). Executive control of cognitive processes in task switching. Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance, 27(4), 763.
  • Sweller, J. (1988). Cognitive load during problem solving: Effects on learning. Cognitive Science, 12(2), 257-285.